martedì 21 febbraio 2012

Intervista a Sacha Naspini


Sacha Naspini è l’autore de “I cariolanti“, uscito in libreria il mese scorso per Elliot edizioni.
Tra le sue opere precedenti figurano “I sassi“, Il foglio edizioni, e “Diario di un serial killer“, edito da SERED Edizioni, una casa editrice che distribuisce nelle edicole. Per una lista completa dei suoi scritti cliccate sul seguente link che vi collegarà al sito ufficiale: clicca qui.
  • “I Cariolanti” è il tuo ultimo libro. Parlacene un pochino.
È una favola nera. Il protagonista è Bastiano, e il libro è composto da tredici istantanee della sua vita. Inizia nel 1918, verso la fine della Prima Guerra. La prima fotografia è lui, con suo padre e sua madre, chiusi in un buco, in una fossa in mezzo al bosco. Questo perché il padre decide di nascondere la famiglia lì, per non partire per la guerra. Bastiano ha questo primo approccio con la vita, affronta subito le contingenze più estreme: il freddo, la fame, la sete, la paura di essere scoperti, e questo imprinting condizionerà la sua esistenza totalmente. Continuerà a portare avanti quest’istinto alla sopravvivenza che ha conosciuto nella fossa, che contaminerà tutte le circostanze che si troverà ad affrontare, compreso l’amore. Bastiano è una specie di pallottola impazzita sparata da una canna mezza storta, e la sua vita si scontra con il mondo in modo trasversale, senza che se ne possa prevedere la direzione.
  • Hai avuto difficoltà durante la stesura?
Direi di no. Il romanzo mi è venuto giù nell’arco di appena una settimana. Avevo chiaro in testa l’obiettivo principale della storia, e soprattutto sentivo che “la voce” che stavo usando era giusta.
  • Come ti sei mosso per trovare un editore e com’è stato il rapporto con l’editor che ti hanno affidato?
È avvenuto tutto nella maniera più semplice: ho inviato il manoscritto in redazione, e pochi giorni dopo ho ricevuto una mail entusiasta direttamente da Massimiliano Governi. In questi mesi ho stretto un rapporto bellissimo con lui. L’esperienza di lavorazione del testo, poi, è stata strepitosa, Governi ha preso a cuore il progetto in maniera viscerale, credendoci fortemente. Abbiamo studiato assieme il testo nel particolare, ripulendolo da scorie e inserendo accorgimenti assolutamente necessari. Quello che è in libreria è il risultato di tutto questo.

  • Eri uscito in tutte le edicole con “Diario di un serial killer”, ora cosa si prova ad essere in tutte le librerie?
Sono due circuiti completamente diversi. Anche l’approccio che si ha nei confronti dei testi cambia. Diario di un serial killer è il prodotto di una lavorazione piuttosto intensa, in cui la mia bozza originale è stata presa e rivoluzionata abbastanza, per essere appetibile a una fascia di pubblico più alta possibile. Niente “guizzi d’autore” quindi. Una bella esperienza di bottega, in cui ho dovuto fare i conti con scelte di terzi che mi hanno dato dei bei magoni. Alla fine, quello che è andato in stampa – e che a quanto pare è alla seconda tiratura – è circa il settanta per cento di quello che avevo scritto io. Cosa diversa è per “I Cariolanti”, in cui tutte le decisioni narrative sono rimaste completamente intatte, salvaguardando tutto. Essere presente in tutte le librerie e in tutte le edicole è una bella sensazione, certo.
  • In una delle alette della copertina de “I Cariolanti” c’è scritto che vivi tra la Toscana e Parigi, potresti dirci qualcosa in più?
Parigi è una città che amo. L’ho conosciuta per la prima volta dieci anni fa esatti, e da allora – indipendentemente da altri viaggi che mi capita di fare – ci sono dei periodi dell’anno che mi rifugio lì, a volte per qualche giorno, altre mi ci fermo di più. Ho la fortuna – se così si può dire – di essere abbastanza autonomo dal punto di vista del lavoro: sono grafico freelance, e mi basta rispettare le scadenze. Posso organizzare il tutto come mi pare, e questo mi è molto utile per trovare grandi parentesi da dedicare alla scrittura. Mi basta una bocca adsl, e posso essere a casa mia come a Pechino, non cambia niente. Sta di fatto che quando sono a Parigi, cerco sempre di essere slegato da tutti gli impegni, per vivere la città come voglio io.

  • Stai girando tutta l’Italia, tra Napoli e Milano, per presentare il tuo libro; nel frattempo, hai iniziato a scrivere un nuovo romanzo?
Sono a circa metà di un nuovo lavoro, di cui Governi al momento sembra entusiasta come per “I Cariolanti”. È una storia crudissima, ma con un cuore grande così. Sono le vicende di due fratellini, che compiono un viaggio assurdo. Se tutto va bene, potrebbe vedere la stampa addirittura per l’estate prossima.
  • Per concludere, a chi suggerisci “I Cariolanti” e perché andrebbe letto?
I Cariolanti è un libro in cui si parla di disperazione. Si ripercorrono gli anni delle due guerre, per continuare oltre, la ricostruzione d’Italia eccetera. In questo scenario, Bastiano è costantemente alla ricerca di un “posto”,di  un’appartenenza. Le azioni che compie non sono mere violenze da intrattenimento, ma movimenti precisi, che fanno capo a un istinto crudo, che tutti abbiamo nel sottofondo del sottofondo delle nostre botole segrete. Lo suggerisco a tutti coloro che si sentono un pochino obliqui rispetto alla realtà che si trovano attorno. A tutti quelli che – per giocare con la dicitura riportata in quarta di copertina – un po’ lo sanno “cosa vuol dire nascere di traverso”.

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Tra dieci giorni uscirà il nuovo libro di Sacha Naspini, Le nostre assenze. Questa intervista è del 2009.

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