domenica 15 luglio 2012

A volte ritorno VS L'ultimo testamento della sacra Bibbia


















Partendo dal fatto che chi non ha mai letto James Frey deve immediatamente spegnere il computer, il tablet o quell'accidenti di iPad che ha in mano e andarsi a comprare almeno uno dei suoi libri (io ho amato Buongiorno Los Angeles), passiamo alla storiella che ha generato questo post.

Era il lontano(?!) 2011. Guanda, quasi in contemporanea mondiale aveva appena fatto uscire in Italia L'ultimo testamento della sacra Bibbia e in una libreria al centro di Roma, precisamente a Termini, mi ritrovavo a leggere la quarta di copertina: "Che cosa fareste se scopriste che il Messia è vivo? Oggi. A New York. Che fa l'amore con uomini e donne. Che pratica l'eutanasia ai morenti e guarisce i malati. Che sfida i governi e condanna l'ordine religioso. Che cosa fareste se vi capitasse di incontrarlo? Se cambiasse la vostra vita. Gli credereste? "L'ultimo testamento della sacra Bibbia". Vi sconvolgerà. Vi ferirà. Vi farà paura. Vi farà arrabbiare. Vi farà pensare in modo diverso. Vivere in modo diverso. Vi aprirà gli occhi sul mondo in cui viviamo. Abbiamo aspettato duemila anni l'arrivo del Messia. Lui era qui. Questo libro racconta la sua storia."

Mi ero detto: "Cacchio, lo devo comprare!" E invece di tempo ne è passato, e si è arrivati a febbraio 2012 con Einaudi che pubblicava A volte ritorno di John Niven. Leggo la trama e penso: "Un imbroglio! Questo libro è una copia di quello di Frey!" Però, dato che non mi piace sparare giudizi  a caso, lo inizio a leggere e in men che non si dica mi ritrovo a pagina 20. Un vero spasso! Diversi mesi dopo, era il 28 giugno, ho una copia tra le mani e me lo sparo in un paio di settimane (avevo della roba da fare, altrimenti ci avrei messo tre giorni). Rimango soddisfatto, davvero. Ora però devo leggermi L'ultimo testamenteo della sacra Bibbia, ché non posso tradire Frey con il primo arrivato.

L'idea di base è la stessa, ma le storie sono sicuramente diverse. Senza contare il fatto che il talento di Frey è sconfinato, e che è in grado di scrivere praticamente qualsiasi genere (ad esempio lo young/adult Sono il numero quattro, fatto da lui e Jobie Hughes sotto il nome Pittacus Lore). Quindi sì, sarò di parte, ma quando leggerete un libro di Frey e ne rimarrete così coinvolti, sarà difficile non tifare per lui.

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